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TRUST THE PROCESS – Come imparare a fare cose nuove

Ciao Ink Drops!

Ultimamente mi sono resa conto di una cosa: c’è una grandissima lista di cose che non so fare. Un’immensa, gargantuesca lista di cose per cui sono assolutamente negata. Ma si sta anche creando al suo fianco una piccola lista di cose che non sapevo fare e che invece sto imparando.
Non cose del tipo “Ah sono tre anni che vado all’Università, adesso finalmente so che Pico della Mirandola non è un papero vestito di verde“, no; sono cose utili, cose inaspettate, cose che a volte richiedono un certo grado di responsabilità o un certo grado di “mettersi in gioco”, se mi spiego. Ed è una sensazione elettrizzante (per quanto su una scala da 1 a 10 il mio livello di competenza in alcuni di questi ambiti sia comunque ancora intorno al 4: è sempre un miglioramento sorprendente).
Elettrizzante soprattutto se mi ricordo come all’inizio non avevo idea di cosa fare, o un’idea ce l’avevo ma mi sembrava troppo difficile e faticosa da portare avanti, e di come invece le cose ora siano cambiate, anche solo di un millimetro.

Ma che cos’è che hai imparato a fare?” mi chiederete.
Ecco, vi do subito qualche esempio.

  • CUCINARE

    metto questa per prima perché resta ancora una delle abilità in cui sono più vergognosamente scarsa. Volete qualche esempio?
    Ebbene, mentre ero a Londra potrei (ma sono pronta a negarlo) aver provato a cucinare un cetriolo in padella, mangiato pasta al formaggio precotta in lattina, fuso irrimediabilmente una caffettiera, basato numerosi pasti su purè di patate solubile (molto comodo in fase di lavaggio dei piatti: basta mettere la ciotola sotto l’acqua calda e ogni traccia di purè rimanente si scioglie e scompare in un istante), risparmiato sulla spesa per investire tutte le mie finanze in caffè di Starbucks. Ho persino cercato di cucinare una pastina col brodo dimenticando completamente il dado e sorprendendomi perché a fine cottura l’acqua era ancora limpida come all’inizio. Tutti i miei coinquilini hanno iniziato a scherzare sostenendo che sarei diventata famosa scrivendo un libro di cucina. Però il punto è che adesso ho imparato che nel brodo va il dado, che se fondi una caffettiera e fai scattare l’allarme antincendio basta aprire una finestra, che pancake e formaggio greco non sono una buona combinazione, che il riso al sapore di bacon e formaggio sa di cibo per cani, so quanto sale va nell’acqua della pasta, ragazzi, insomma: ci sono dei miglioramenti notevoli! (E a mia discolpa i cetrioli inglesi hanno un aspetto alquanto inusuale.) cucumber

  • TENERE UN DIARIO DI BORDO

    lo chiamo Diario di Bordo perché mi dà l’illusione di star riportando un’avventura e perché l’idea di scrivere “Caro Diario” mi fa venire la pelle d’oca.  Ho iniziato a tenere un quadernino pieno di liste e appunti a 13 anni, ma solo da un paio d’anni ho cominciato a cercare di scrivere le cose in modo più articolato. E, vi dico la verità, all’inizio mi sentivo così imbecille. Ed entrerò più nel dettaglio in un altro post, ma la cosa importante è che adesso, due anni dopo, mi sento un buon 50% meno imbecille. Ci sguazzo come un pesce.

  • BABYSITTER

    ho cominciato a fare la babysitter tre anni fa, a diciannove anni (sia messo a verbale che ho fatto il calcolo sulle dita, perché per qualche ragione da quando ho smesso di andare al liceo faccio una difficoltà incredibile a ricordarmi esattamente quanti anni ho e quanto tempo è passato da quando ho iniziato a fare qualcosa). Ho cominciato con un bambino di otto anni per poi passare a due gemelli di tre, che ora ne hanno quasi sei e per cui faccio ancora la babysitter. Era l’unico modo di fare cash che mi venisse in mente e che mi sembrasse più divertente di fare la cassiera in un negozio per otto ore di fila, ma comportava delle responsabilità.
    Cosa succede se vado a prendere i gemelli all’asilo e uno mi corre sotto a una macchina? Cosa succede se mi perdo un bambino? Cosa succede se cadono mentre sono in bagno, se corrono con le forbici in mano, se gli va la cena di traverso, se li avveleno con il cibo che i loro genitori sono stati abbastanza sventati da far cucinare a me, se… se… se… Mi ricordo distintamente una sera prima di iniziare a babysitterare in cui ho pensato “No, è meglio di no. Magari sbaglio qualcosa. Meglio lasciar perdere.
    Poi però l’ho fatto lo stesso (si vede che ormai ero incastrata) e in realtà non è successa nessuna di queste cose. Certo, una volta siamo rimasti chiusi fuori casa, una volta a un bambino è venuta la febbre, ma abbiamo gestito la cosa alla grande. Anzi, ho scoperto mano a mano trucchi per farli mangiare, per far mettere loro il pigiama, per farli andare a letto, per farli restare accanto a me quando camminiamo per la strada, andiamo d’amore e d’accordo, sul serio! Ed è stato un po’ complicato e faticoso, ma è stato anche estremamente soddisfacente. Anche se si tratta sempre di babysitting, non di scienza aerospaziale. Se avessi ascoltato la vocina del “Meglio lasciare stare” non l’avrei mai scoperto. E adesso invece di piegare vestiti da H&M posso guadagnare qualcosa costruendo fortini con sedie e cuscini del soggiorno.

  • FARE STEP

    chi l’avrebbe mai detto che ci si sente bene dopo aver fatto dell’estenuante movimento fisico? Vai tu a pensare che tutta quella storia delle endorfine rilasciate dopo lo sport era vera, dopotutto. E che addirittura tentativo dopo tentativo si riesce a spingersi sempre più avanti, a saltare su e giù sui pedali sempre più a lungo.

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Ci sono centinaia di cose che ognuno di noi potrebbe aggiungere alla propria lista!
Cose di tutti i tipi: da quelle più facili e scontate, come sapersi cucinare una cena decente, a quelle più difficili, come decidere di seguire una strada, una passione, imparare un’arte di qualche tipo, nuove tecniche, un mestiere, qualsiasi cosa. Si può imparare a esprimere se stessi più liberamente, a prendersi delle responsabilità, ad acquisire abilità inaspettate.
Sembra tutto difficile e impossibile all’inizio, ma sono sicura che se ci riflettete tutti voi riuscirete a trovare almeno una cosa per cui vi ritenevate negati e che invece avete già cominciato a conquistare. Basta un progresso di un millimetro, come me in cucina, non serve che siate diventati all’improvviso Carlo Cracco.
Mettete questa cosa speciale che state conquistando in cima alla vostra lista e pensate a che cos’altro potreste aggiungere. Non importa quanto sembri difficile: farete dei progressi e sarà una sensazione fantastica.
Certo, c’è una buona possibilità che all’inizio sarete terribili, ma dovete fidarvi del processo. Sono parole di uno dei fondatori della Pixar, Ed Catmull:

TRUST THE PROCESS

Lui lo diceva a proposito della creazione di una storia, ma credo che si possa estendere un po’ a tutto in generale: c’è una buona possibilità che all’inizio la storia che state scrivendo, o l’abilità che state sviluppando, sia terribile, ma migliorerà.
Non c’è neanche bisogno che ve lo dica io, in fondo lo sapete già, lo sentite dentro: se ci mettete abbastanza energia continuerà a migliorare. E se proprio non funziona (io e la moda, ad esempio, siamo due universi che credo non si incontreranno mai, occorre rassegnarsi) allora pazienza, ci sono tante altre cose sulla lista.

Peace&Love

Jo

PS: potreste da questo post farvi l’idea che io sappia benissimo di cosa sto parlando, ma in realtà non è vero. Ne ho un’idea vaghissima e molto striminzita, ma mi sembrava interessante parlarne per un po’. Ah, a proposito: la citazione di Ed Catmull viene dal libro Creativity, Inc. che consiglio immensamente a tutti.

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